venerdì 1 febbraio 2013


L'esistenza, per sua natura ed essenza propria e generale, è un'imperfezione, un'irregolarità, una mostruosità. Ma questa imperfezione è una piccolissima cosa, un vero neo, perché tutti i mondi che esistono, per quanti e quanto grandi che essi sieno, non essendo però certamente infiniti né di numero né di grandezza, sono per conseguenza infinitamente piccoli a paragone di ciò che l'universo potrebbe essere se fosse infinito; e il tutto esistente è infinitamente piccolo a paragone della infinità vera, per dir così, del non esistente, del nulla.
Giacomo LeopardiZibaldone, 1817/32 (postumo 1898/1900) 

IMPERFETTE SOLITUDINI

Romanzo di Ireneo Picciau e Francesca Salis


Tra una Cagliari colorata di luce e odorante di spezie e salsedine e la magia di Tharros, propaggine di terra sospesa tra due mari, si svolge la parabola umana e psicologica di due personaggi imperfetti nella loro unicità.
Viola è una donna fragile ed impulsiva, un’attrice di teatro, perennemente spiantata e caotica, dotata di una travolgente carica di energia.
Paolo è un giovane archeologo ipercontrollato, incapace di intessere rapporti umani.
Il romanzo è la storia dell’incontro tra due opposti, tra l’impulsiva determinazione di Viola e la spasmodica ricerca del controllo da parte di Paolo. È il faticoso tentativo di conciliazione tra il simile ed il dissimile, tra ciò che attrae e ciò che invece spaventa, tra il caos e l’ordine.
Una storia in cui le imperfette, intollerabili solitudini dei due protagonisti cercheranno in tutti i modi una strada verso l’ignoto dei sentimenti reciproci, giungendo infine alla consapevolezza che non tutto si può descrivere e non tutto si può comprendere e che anche i segreti inconfessabili possono restare confinati nel fondo della coscienza.